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Allegato A5 - Comune di Parma:
Progetto "Famiglie ed Accoglienza" (Sintesi)

Il crescente disagio rilevato dagli operatori che operano nei servizi e la crescente difficoltà ad avere famiglie disponibili per l’affido famigliare ha portato il Comune di Parma a riflettere sulla necessità di investire sulla creazione di una cultura dell’accoglienza e dell’affido nel contesto cittadino, al fine di favorire: da un lato una ridefinizione condivisa del senso dell’affido, e dall’altro il diffondersi di una nuova sensibilità nei confronti delle famiglie e dei bambini in difficoltà.
Se, infatti, continuano ad esistere nella nostra città situazioni di bisogno in cui è inevitabile arrivare ad interventi di allontanamento del minore dalla sua famiglia d’origine, dall’altro vi è sempre più la consapevolezza che laddove la famiglia vive un momento di difficoltà e marginalità, ma vi sono potenzialità da valorizzare, si possano attivare forme di aiuto differenziate in rapporto ai bisogni espressi.

La risposta a tali bisogni potrebbe stare nell’attivazione di reti di accoglienza e di solidarietà all’interno delle realtà sociali in cui la famiglia è inserita come parrocchie, luoghi di lavoro, scuola, associazioni, ecc.

Il progetto "Famiglie e accoglienza" mette in rete, com’è nell’ottica del Piano di Zona, diverse realtà operanti in contesti differenti.

In questo senso è prevista la collaborazione fra il Comune di Parma attraverso la propria equipe affido, l’Ufficio Diocesano della famiglia e l’Associazione "Gruppo Affido" di Parma.

L’obiettivo primario di questo progetto è la promozione di una nuova cultura per l’accoglienza nella nostra città.

Tale finalità può essere raggiunta ponendosi un obiettivo più specifico e concreto: prendere contatto ed attuare un processo d’integrazione fra tutte le realtà che oggi sono particolarmente sensibili ai temi dell’accoglienza ed apertura all’altro, e che già prevedono momenti d’incontro e condivisione fra famiglie.

Con tali realtà è fondamentale:

Dal punto di vista operativo tale obiettivo può essere raggiunto attuando quello che oggi viene definito "lavoro di rete", individuando interlocutori significativi all’interno delle diverse realtà.

Tali figure costituiscono, insieme con gli operatori dell’equipe di progetto, di volta in volta, un gruppo di lavoro con il quale ragionare sul progetto e sui modi possibili per realizzarlo (sottoprogetti specifici, formazione per le persone coinvolte, forme di promozione all’accoglienza, ecc.).

Solo in questo modo si possono creare possibilità concrete di incontro tra bisogni e risorse, ogni volta differenti a seconda delle situazioni specifiche che verranno ad evidenziarsi. Inoltre, in questo modo, si può rispondere ai bisogni espressi dal territorio (all’interno dello stesso quartiere, parrocchia, ecc.), arrivando a sperimentare l’aiuto all’altro come un’opportunità per tutti, in quanto espressa con livelli di impegno differenziati, e "naturali".

Si può infatti passare dall’accompagnamento di un bambino all’asilo, magari il compagno del figlio i cui genitori hanno problemi di lavoro, a forme di "baby-sitteraggio" più o meno impegnative, fino a forme di appoggio e sostegno più complesse e impegnative, come quelle dell’affido famigliare vero e proprio.

Secondo la disponibilità offerta da singoli, famiglie e gruppi di famiglie, e del tipo d’impegno richiesto, l’èquipe affido garantisce forme differenziate di formazione e sostegno:

In particolare sarà garantita la programmazione periodica di gruppi di formazione per tutti quelli che vorrebbero offrire la loro disponibilità, in modo da sostenere l’acquisizione di alcune competenze sia nel rapporto con i bambini e le loro famiglie in condizione di difficoltà, sia nella capacità di leggere le proprie reali possibilità.

Realizzazione

Il progetto si è articolato in tre fasi successive con il coinvolgimento di figure diverse.

Fase 1

Costituzione di un gruppo di lavoro che ha visto coinvolti

Fase 2

Il gruppo di lavoro ha cominciato ad essere operativo all’interno delle diverse realtà territoriali.

Tale operatività si è concretizzata attraverso la programmazione e realizzazione di progetti di promozione e di formazione rivolta a gruppi di famiglie individuati nelle diverse realtà territoriali (parrocchie, associazioni, luoghi di incontro) finalizzati alla diffusione del progetto, sensibilizzazione ai temi dell’accoglienza, alla raccolta di risorse.

Fase 3 In itinere

I rappresentanti territoriali, dovrebbero divenire nel tempo punto di incontro tra risorse e bisogni in collaborazione con gli operatori territoriali oltre a mantenere un ruolo promozionale ed attivare l’èquipe affido ogni volta lo ritengano necessario.

L’èquipe affido, rimane luogo concreto di pensiero dei microprogetti formulati con i partner coinvolti.

All’interno della partnership gli operatori dell’èquipe affido mettono a disposizione le proprie competenze specifiche garantendo una formazione permanente ed eventuali spazi di consulenza e supervisione, oltre a svolgere un’indispensabile funzione di coordinamento ed organizzazione.

Sono, inoltre, previsti momenti periodici di incontro del gruppo di lavoro iniziale (referenti, èquipe affido, responsabile ufficio famiglie Diocesi, operatori territoriali), finalizzati al monitoraggio del progetto, allo scambio di esperienze, condivisione di nuove proposte emerse grazie al lavoro "sul campo".



Documento fornito da:
Liana Burlando

Creato da:Comune di Genova
Coordinamento Nazionale Servizi Affidi

Creation date : 2007-10-13 - Last updated : 2010-03-09

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