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15 dicembre 2011

Lettera al CROAS Lombardia sulla riforma degli Ordini Professionali

  1. quale rapporto intercorre tra deontologia e modalità conoscitive, tra deontologia e metodologia? Il richiamo ad aspetti assiologici nei vari testi citati, con cui si ritiene di poter gestire le criticità rilevate, è ricorrente nella professione (nei documenti vi sono differenti enfasi) e viene posto come riferimento che si ritiene ancora debole o comunque da corroborare. Si rileva qui una seconda fallacia: la deontologia senza metodologia (o differenti metodologie) che sia fondata scientificamente ci condanna alla irrilevanza e alla obsolescenza; d’alta parte una metodologia senza deontologia non permette di costituirsi come professione. Tutt’e due sono generate in virtù dell’obiettivo generale e quindi dall’assunzione di una modalità conoscitiva specifica (paradigma). Se l’ambito proprio dell’intervento sociale si adagiasse in un paradigma meccanicistico in cui i fenomeni si relazionano per rapporti di causa–effetto, allora la deontologia sarebbe inutile, se non per i meri aspetti prescrittivi (vedi medicina). Invece ci muoviamo in contesti prettamente discorsivi a cui sono adeguati paradigmi interazionisti, in cui l’intervento – lo si ripete spesso ma spesso non se ne traggono le conseguenze – è co–costruito e il legami tra i “fatti” che vengono “detti” sono di tipo retorico–discorsivo; l’interazione si sviluppa in una dimensione consulenziale in cui il soggetto utente è pienamente attore e vengono cogenerati discorsi che possono mantenere la coerenza data o generare processi di cambiamento (come sottolineano Nigel Parton e Patrick O’Byrne, «il lavoro sociale può essere concettualizzato come un processo narrativo con risultati reali»). Declinare una deontologia piena di “auto determinazione” e poi impiegare riferimenti conoscitivi predittivi o peggio che “definiscono” l’utente secondo modalità disposizionali (“chi nasce tondo non muore quadrato”) o peggio per etichette diagnostiche appare incoerente ed essere causa, piuttosto che effetto, delle criticità evidenziate; un secondo aspetto che argomenterà quanto sia irrinunciabile l’attestarsi in una modalità teoretico–prasseologica, piuttosto che meramente deontologica possiamo trarlo da una sorta di studi di caso che offrirò alla considerazione del lettore.
    Primo caso: si tratta di quanto avvenuto negli scorsi anni a Milano in ambito di salute mentale circa i diritti dei cittadini che avevano ricevuto una diagnosi psichiatrica: il Comune di Milano nell’Assessorato alla salute promosse un “tavolo sulla pericolosità sociale” delle persone con diagnosi psichiatrica o/e assuntori di sostanze tossiche psicoattive (http://www.news-forumsalutementale.it/milano-il-tavolo-per-la-prevenzione-e-sicurezza/). Ciò produsse la richiesta agli psichiatri dei servizi di salute mentale di Milano (CPS) di redigere liste nominative di utenti che “loro ritenevano socialmente pericolosi”. Cosa che avvenne almeno in tre casi. In tale occasione, che si configurava certamente come “lesiva dei diritti dei cittadini” assistiti sia per quanto previsto dalla legge sulla tutela nel trattamento dei dati personali, sia per considerazioni di merito, ovvero che l’eventuale giudizio espresso si sarebbe fondato su elementi personali e non scientifici (la pericolosità sociale, dizione abolita dalla legge 180, è costrutto giuridico e non scientificamente fondato) e avrebbe aggravato lo stigma avverso al quale il servizio sociale è chiamato a operare, non si è udita alcuna presa di posizione né di colleghi che lavorano nei CPS, né dell’Ordine, sia pure informato. Chi intese rispondere al richiamo deontologico (la deontologia non si ferma al limite della propria pertinenza: «La professione si fonda sul valore, sulla dignità e sulla unicità di tutte le persone, sul rispetto dei loro diritti universalmente riconosciuti e sull’affermazione delle qualità originarie delle persone: libertà, uguaglianza, socialità, solidarietà, partecipazione», «L’assistente sociale deve salvaguardare gli interessi ed i diritti degli utenti e dei clienti, in particolare di coloro che sono legalmente incapaci e deve adoperarsi per contrastare e segnalare situazioni di violenza o di sfruttamento nei confronti di minori, di adulti in situazioni di impedimento fisico e/o psicologico, anche quando le persone appaiono consenzienti») e civile dovette faticare non poco per trovare interlocutori che supportassero quanto necessario affinché tale funesto “tavolo” fosse disapparecchiato. Secondo caso: negli scorsi anni (e tutt’ora avviene) alcuni cittadini in virtù di una diagnosi psichiatrica sono stati limitati nella loro libertà durante ricoveri in SPDC, in particolare attraverso l’immobilizzazione, ovvero l’essere legati a un letto, situazione in cui sono deceduti. In particolare si tratta di Filippo S. e Maria Graziella B., morti nei reparti Grossoni (SPDC) del Niguarda rispettivamente il 17 marzo 2009 e il 13 gennaio 2010. Antonio R. è deceduto “improvvisamente” il 17 settembre 2007. Altri quattro episodi di violenze legate alla contenzione fisica dei pazienti: nel giugno del 2005, “un marocchino Mohamed M. subì lo spallaccio, e si ritrovò con le braccia paralizzate”, mentre una donna Rita F., nel marzo del 2006 “venne legata e subì piaghe da decubito e infezioni”, un’altra paziente invece “all’inizio del 2010 rimase legata per 18 giorni e 6 ore” e Andrea S. “per 14 giorni”. In virtù di tali eventi, noti certamente ai colleghi che operano nei CPS sia prima quando i fatti non erano noti all’opinione pubblica, sia dopo la pubblica denuncia (anche alla giurisdizione) fatta da vari soggetti come associazioni di advocacy, di utenti e di familiari, e dal Forum salute mentale lombardo, la professione non ha marcato alcun intervento, né, che io sappia, alcuna istruttoria informativa interna.
    1. Luigi Colaianni
      Responsabile interventi sociali Dipartimento Salute Mentale Fondazione Policlinico – Milano;
      docente a contratto di materie sociologiche presso il cdl in servizio sociale UNIPD;
      formatore accreditato presso il CNOAS.
      Creation date : 2012-01-13 - Last updated : 2021-02-09

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