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L’evento perdita e la ristrutturazione del sistema familiare: una nuova frontiera per gli operatori

Introduzione

Questo lavoro vuole essere un momento di riflessione sul modo in cui un evento altamente critico, come ad esempio una perdita, possa modificare il percorso evolutivo di un individuo, dando rilievo al micro-contesto entro cui si svolge: la famiglia. Considerare in questa sede la famiglia come "sistema relazionale" significa inquadrare la gestione della perdita come un processo che percorre un doppio binario: da un lato la codifica dell’evento da parte di ogni singolo familiare coinvolto, dall’altro il contesto entro il quale si svolge, la storia familiare, come l’intera famiglia elabora e si struttura successivamente all’evento critico, quali le risorse messe in atto per fronteggiarlo e come avviene la ristrutturazione dei ruoli al suo interno.

Ristrutturazione che rappresenta un passaggio fondamentale per far sì che questi due binari non restino paralleli, ma si incontrino dando vita ad un percorso comune che abbracci sia ogni singolo componente del sistema, sia il sistema stesso nella sua interezza.
Solo con questa premessa la ristrutturazione diventa decodifica, elaborazione, dal momento in cui acquisisce un senso: una perdita per la quale non si riesca a trovare un significato, non è un lutto elaborato.

E’ l’accezione che l’intera famiglia dà all’evento che permette di coglierne le molteplici sfaccettature e che le permette di auto-regolarsi con un nuovo equilibrio. Il ciclo di vita della famiglia è scandito da eventi particolarmente significativi che questa incontra nel suo percorso: eventi critici intesi come disorganizzazione, come cambiamenti che necessitano l’attivazione di specifiche strategie di fronteggiamento.
La stessa etimologia del termine crisi, dal greco criptomai "ciò che separa", conferma gli eventi critici come marcatori di passaggio da una fase all’altra.

E’ inoltre importante sottolineare, che, evento critico, non significa evento di per sé negativo: è necessario sganciarsi dall’ottica di classificazione in "buono e cattivo", ma considerare un qualsiasi avvenimento in chiave evolutiva. Ciò che infatti importa in questa sede, non è considerare la positività o la negatività di un evento, per altro facilmente identificabile, ma la modalità di fronteggiamento della famiglia, la risposta che questa ne darà.

Bisogna distinguere gli eventi critici in normativi e non normativi. Gli eventi normativi sono eventi prevedibili ed attesi e segnano il ciclo di vita della famiglia; fanno parte di questi eventi in particolar modo le immissioni, le emissioni e le perdite dei membri, quindi le nascite, i matrimoni e le morti, che determinano sensibili cambiamenti nella struttura stessa della famiglia; sono in parte scelti (nascite e matrimoni).

Gli eventi non normativi sono eventi non prevedibili e non attesi; ad esempio, fanno parte di questa categoria le malattie, la perdita del lavoro, i disastri naturali, stravolgimenti dei ruoli e delle responsabilità, insomma tutta una serie di avvenimenti non scelti che proprio per questo mettono a dura prova l’equilibrio familiare. Tra gli avvenimenti para-normativi e scelti un esempio è rappresentato dal divorzio.

Ogni persona nella propria vita sperimenta vissuti conseguenti ad eventi luttuosi, là dove per lutto non s'intende solo lo stato d'animo che deriva dalla morte di una persona cara ma, in senso più esteso, ogni evento che comporti, per il soggetto, la perdita di un oggetto significativo e parte integrante della propria esistenza.

Ad influire sono anche vari fattori socio-ambientali: culture e tradizioni differenti, infatti, portano a delineare in modo diverso la definizione di quello che può condurre o no a reazioni luttuose.
Dall’esperienza soggettiva della dolorosa perdita dell' "oggetto", segue normalmente un processo chiamato elaborazione del lutto: percorso attraverso il quale, il soggetto impara ad adattarsi ad una nuova realtà, una vita nella quale non vi è più l'oggetto perduto. Elaborare un lutto allora, significa elaborare l'esperienza della perdita di questo oggetto, distaccandosene in maniera progressiva.

Quello della "gestione della perdita" è un argomento che provoca imbarazzo e sgomento, perché rimanda al dolore ed alla sofferenza intima e viscerale. Tocca profondamente la sensibilità delle persone coinvolte che, spogliate del proprio senso di onnipotenza, rivelano nel modo più completo la propria fragilità esistenziale.
Nel momento in cui un dolore non viene elaborato e non viene controbilanciato da altre esperienze emozionali si cronicizza, si memorizza e resta come in agguato, sempre pronto a riaffiorare al momento opportuno, quando si ripetono più o meno le condizioni che l'hanno generato.

La persona che si trova nella complessa circostanza di gestire una tale situazione, mette in atto una serie di meccanismi emotivi compensativi, mirati alla razionalizzazione di un evento che di per sé non ha nulla di razionale: ad esempio nel caso di una perdita conseguente ad una malattia, non è poco usuale sentir ripetere frasi del tipo "è meglio così", "è così che doveva andare", "ha smesso di soffrire".

Razionalizzazioni di questo tipo, non sono altro che espedienti messi in atto per preservare il proprio istinto di conservazione e di controllo sulla vita.
In realtà, l’unica spiegazione logica attinente al fattore "morte" risiede nella definizione stessa dell’uomo: essendo un essere finito, nasce e muore. Lo spazio che intercorre tra questi due eventi imprescindibilmente legati ed interconnessi tra di loro, rappresenta la vita: lo scenario entro il quale si dipana l’esistenza di ognuno di noi.

Ciò che sostanzia la differenza tra le persone, non è l’esperienza della "perdita" in sé, che ognuno a suo modo sperimenta, ma il modo in cui viene gestita la perdita stessa.

La costruzione della realtà proviene da una costruzione dell'individuo, ma si tratta di una rappresentazione mediata dai processi di elaborazione dell'esperienza, che comprendono le condizioni socio-culturali dell'esistenza e le implicazioni di carattere emotivo ad esse attribuite.

Ne consegue che, ogni manifestazione della conoscenza umana, può essere intesa come l’esito di un processo altamente complesso, che riflette sia l’articolazione della realtà, sia la complessità psico-fisica dei processi mentali.
I fattori significativi che incidono nella reazione alla perdita riguardano un complesso di circostanze attorno alle quali l’evento si struttura: la causa della perdita, l’eventuale possibilità di prepararsi all’evento, la qualità della relazione.

Tuttavia, altre variabili influiscono sul modo in cui si può "gestire" una perdita: la presenza di un sostegno sociale, di una rete di supporto esterno, di un contesto familiare caratterizzato da una comunicazione aperta, sana, dalla flessibilità dei ruoli ricoperti da ciascuno e dalla lealtà delle relazioni familiari.



A cura di:
Prof. UGO MARCHETTA
Dott.ssa SAMARIA CARERI

Università degli Studi di Palermo, Cattedra di Psicologia Sociale della famiglia, Quaderni di Psicologia Sociale e Applicata, Quaderno n. 7
Creation date : 2008-03-15 - Last updated : 2009-12-20

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