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Allegato A3 - Comune di Torino:
"Dare una famiglia ad un’altra famiglia"


(Abstract del progetto)

La Città, con Deliberazione della Giunta Comunale del 17 Giugno 1986, istituiva l’Affidamento Diurno come sostegno ed aiuto, ad opera di volontari, al minore e alla sua famiglia di origine per sopperire alle carenze della stessa.

Tuttavia tale intervento era indirizzato principalmente ad instaurare un rapporto privilegiato tra il minore in difficoltà e la famiglia affidataria, tenendo in secondo piano la famiglia d’origine, creando in tal modo, per la sua parzialità, limiti all’efficacia dell’intervento. Si ritiene, perciò, importante, pur mantenendo le attuali caratteristiche e modalità dell’affidamento diurno, sperimentare un approccio innovativo che preveda l’allargamento di questo intervento a tutta la famiglia che ha bisogno di aiuto e sostegno attraverso il coinvolgimento e l’apporto dell’intero nucleo affidatario.

Tale idea trova la sua collocazione nel progetto "Dare una famiglia ad un’altra famiglia", sostenuto dalla Fondazione Paideia e deliberato dalla Giunta Comunale del 4/11/03 mecc. n. 2003/08933, che oltre ad offrire una risposta immediata e concreta al nucleo in difficoltà, favorisce nel medesimo tempo lo sviluppo di occasioni di integrazione sociale tramite il coinvolgimento e la partecipazione degli "attori formali ed informali" che compongono la rete comunitaria, primo fra tutti la famiglia nella sua interezza.

Questa modalità che valorizza l’incremento delle esperienze di vita e aumenta le competenze comunitarie nei molteplici contesti della società civile tende anche a superare la concezione di delega a personale specialistico per alcuni interventi sociali, arricchisce le reti informali di sostegno e facilita al suo interno un coinvolgimento attivo di "nuclei solidali".

Nello specifico del progetto, infatti, ogni membro del "nucleo solidale" (che quindi è coinvolto non rispetto a singoli componenti, ma come sistema familiare) potrebbe offrire specifiche competenze. Per esempio, il padre per aiutare in piccoli lavori di manutenzione dell’alloggio; il figlio, invece, per i compiti scolastici; la madre per le incombenze quotidiane relative alle necessità familiari. Non solo, ma ogni membro della famiglia solidale può spendere una diversa credibilità in relazione al genere e all’età.

L’aspetto innovativo del progetto rende necessaria una sperimentazione graduale e limitata nei numeri (8 famiglie) e nella durata, prevista in un anno, al fine di favorire un attento lavoro di monitoraggio ed analisi dell’esperienza.

Il progetto si svilupperà secondo due modalità:
La prima prevede il reperimento da parte dei Servizi Comunali competenti di famiglie disponibili e ritenute idonee alle quali saranno affidate famiglie conosciute e seguite dai Servizi Sociali;
La seconda prevede un percorso analogo con famiglie affidatarie segnalate e proposte da Associazioni che operano nell’ambito sociale sia a livello circoscrizionale che cittadino e ritenute idonee dai Servizi Sociali competenti.

Le famiglie che hanno bisogno di aiuto possono essere individuate sia" tra quelle "in carico" ai Servizi Sociali sia tra quelle conosciute e segnalate dalle Associazioni o da entrambi.

Le Associazioni avranno la funzione non solo di segnalazione e proposta di famiglie "solidali" e di quelle "bisognose di aiuto" ma anche di sostegno ed accompagnamento a favore di entrambe in un ottica di reciprocità e sussidiarietà con l’Amministrazione.

Le Famiglie Solidali verranno, quindi, reperite attraverso azioni mirate di sensibilizzazione, secondo modalità e procedure previste per tali tipi di iniziative, tra:

Il monitoraggio del progetto avverrà attraverso la costituzione di un gruppo tecnico che dovrà verificare e valutare i risultati dell’intervento trattandosi, infatti, di un progetto ad alta complessità in quanto l’azione di affidamento non coinvolge direttamente solo il minore in difficoltà ma tutto l’intero nucleo familiare.

Tale metodologia consente di operare per un reale mantenimento dell’unità del sistema famiglia con uno spostamento di ottica che consenta di uscire dalla dicotomia famiglia affidataria buona e capace - famiglia d’origine cattiva e inadeguata. Inoltre, non operando per una separazione, una divisione, anche temporanea, tra il minore e la sua famiglia si agevolano quei processi di solidarietà tra famiglie che, se sostenuti concretamente, possono portare ad una maggior consapevolezza ed emancipazione.

Un altro elemento caratterizzante del progetto è costituito dalla promozione e dall’attivazione di una rete territoriale di famiglie affidatarie organizzate, che possa offrire sia attività di tregua e di respiro alle famiglie multiproblematiche o in difficoltà nel quartiere, sia momenti di sensibilizzazione sull’affidamento verso le diverse realtà locali formali ed informali del territorio.



Documento fornito da:
Liana Burlando

Creato da: Comune di Genova
Coordinamento Nazionale Servizi Affidi

Creation date : 2007-10-13 - Last updated : 2010-03-09

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