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Il cliente della prostituzione

Contributo all’analisi dell’altra faccia del fenomeno della prostituzione

Le Caritas delle diocesi di Concordia-Pordenone, Udine e Vittorio Veneto presentano la prima ricerca sul cliente, svolta nell’ambito del comune progetto "Olga e Giuseppe", dedicato al complesso fenomeno della tratta nella prostituzione.
Sulla prostituzione esistono molti studi, ma poco si è scritto finora sul cliente, l’altro protagonista della prostituzione, colui che con la sua domanda sostiene l’offerta e sfugge a facili classificazioni, perché è trasversale a tutti i ceti sociali e a tutte le età.
Il cliente è una persona normale, con una vita integrata nella società, spesso non ha una posizione sociale marginale. I clienti sono in maggioranza italiani, ma anche qualche straniero si affaccia sul mercato. Le prostitute che hanno partecipato a questa ricerca, una cinquantina, sono, invece, quasi tutte straniere. Sono loro che hanno fornito i dati di questo report, basandosi sulla loro personale esperienza. Altri interlocutori sono stati medici e operatori sanitari, per verificare se vi sia un rapporto stretto tra chi frequenta le prostitute e chi potrebbe offrire un aiuto sanitario o psicologico rispetto alle conseguenze di questo fenomeno sociale. Essendo una ricerca effettuata da tre diocesi, gli intervistati sono stati individuati nelle tre province ( Pordenone, Udine e Conegliano) così pure i sacerdoti, intervistati appartengono alle tre diocesi. Questa figura è stata interessata per verificare se vi sia un risvolto morale che emerge in sede di confessione o dialogo tra fruitori del mercato del sesso e religiosi.
La ricerca è un primo tentativo per comprendere il fenomeno della prostituzione che si svolge sulla strada dal punto di vista del cliente: uno dei protagonisti che non si rende conto, infatti, che la sua domanda favorisce e incrementa un’offerta che ha stretti legami con la criminalità organizzata. Le donne che si prostituiscono solo raramente lo fanno per scelta, spinte comunque a lasciare il loro Paese di origine per sfuggire ad una situazione di disagio e povertà, a volte di guerra, affidandosi a passeur che oggi chiedono 7 mila euro per arrivare, per esempio, dalla Nigeria in Italia, affrontando sempre meno frequentemente un viaggio in aereo, ma un difficile percorso via terra attraverso la Mauritania e il Marocco, che può durare anche un anno.

Il cliente sostiene, allora, uno sfruttamento inconcepibile dal punto di vista umano: le maman a cui vengono affidate le giovani nigeriane guadagnano moltissimo, perché le prostitute devono lavorare per loro gratis per 4 o 5 anni, per ripagare il debito del costo del viaggio. Quindi i soldi vanno all’organizzazione criminale, che alimenta anche il mercato dei documenti falsi, necessari per far entrare nel nostro Paese le prostitute. Altro esempio sono le prostitute rumene, che hanno oggi un cambio più veloce, vista la facilità del loro ingresso in Italia dal gennaio 2007 e che per questo si presume sia aumentato il loro numero.
La poca sensibilità del cliente a vedersi anche come parte di questo ingranaggio è evidente. Ma i problemi sociali che sottende la prostituzione sono anche altri. Per esempio la difficoltà dell’uomo a rapportarsi con l’altro sesso in modo paritario, ad accettare il ruolo sociale della donna di oggi, più indipendente, lavoratrice, probabilmente vissuta con difficoltà nell’approccio sessuale, anche in famiglia. Non c’è una relazione soddisfacente con il partner, quindi ci sono problemi di affettività alla base. I clienti sono per la maggior parte mariti, padri, genitori di una certa età.
I clienti hanno anche altre responsabilità: molti di loro chiedono di avere rapporti sessuali senza protezione e, sebbene la maggior parte delle prostitute li dissuada, una minima percentuale di queste accetta la proposta per una somma maggiore di denaro. Questo aumenta il rischio delle malattie sessualmente trasmissibili.
Le prostitute lavorano in ogni condizione si trovino, anche negli ultimi mesi di gravidanza, e il cliente non si scompone di fronte a ciò. Le gravidanze indesiderate ci sono e sono frequenti gli aborti, ma anche le nascite di minori stranieri, che diventano automaticamente italiani se vengono abbandonati. Esistono centri che accolgono le vittime della tratta in gravidanza, ma non sono sufficienti per rispondere a tutte le richieste che ci sono. Chi si fa carico di questi minori?
Il danno sociale che consegue alla prostituzione, quindi, è multiplo.
Le interviste sul cliente hanno coinvolto un certo numero di operatori sociosanitari: si è dedotto che sono poco coinvolti nel tema prostituzione, il cliente si rivolge a loro solo se c’è il timore di contrarre o aver contratto una malattia sessualmente trasmissibile.
Sono pochi anche i clienti che hanno chiesto aiuto ai sacerdoti, probabilmente non si percepisce la prostituzione come un problema morale. I sacerdoti risultano poco documentati sulla prostituzione e la considerano un problema antropologico, che interessa in generale la vita umana. Di fronte ai numeri del fenomeno, si interrogano sulla necessità di offrire momenti di riflessione sul tema, organizzando incontri aperti a tutti per ragionare, assieme anche a psicologi, sul tema dell’affettività, anche all’interno delle famiglie, in particolare in relazione all’educazione affettiva dei giovani.
La ricerca che qui viene anticipata nei suoi dati essenziali verrà pubblicata tra i mesi di giugno e luglio.



A cura di:
Aida Moro
Creation date : 2008-05-15 - Last updated : 2010-02-12

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