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Per un servizio sociale trasformativo: approccio dell’agency e narrazione

Le "capabilities" secondo A. Sen e M. Nussbaum prima parte

Mettere al centro l’azione personale, nel senso in cui la definisce H. Arendt, comporta ridiscutere lo stesso principio di causalità nel tentativo di dare risposta all’ineludibile domanda circa il rapporto tra agente e agito, soggetto e oggetto, libertà e vincolo di dipendenza. Amerio, citando i lavori di Beauvois e Joule (1987) circa la manipolazione quotidiana inevitabile a cui ogni attore sociale è sottoposto nel rapporto con l’ambiente, coglie come sia
proprio l’azione, considerata specificamente come processo non solo cognitivo, ma come atto concreto di intervento sulla situazione (un atto materiale e linguistico ovviamente) che vale a liberare il soggetto da ogni ipoteca di astratto determinismo. Infatti l’azione, pur mossa da un’intenzione, pur controllata da una struttura processo-cognitiva (Nuttin, 1980) nonché dall’attivazione emozionale, è anche dipendente da fattori extra mentali che possiamo chiamare risorse di ordine sociale e biologico... È evidente che queste risorse hanno una dimensione mentale in quanto oggetto di rappresentazione-valutazione, ma esse conservano anche una solida dimensione "materiale", per così dire, che entra intrinsecamente nell’attivazione e formazione dell’azione (Palmonari, introduzione, in von Cranach e Ochsenbein 1994, XII).

Sia l’azione, intesa come insieme di atti materiali e linguistici correlati a una immagine mentale, sia la «solida dimensione materiale» dei fattori extra mentali sono molto familiari all’intervento di servizio sociale e ne costituiscono una specificità. Il ventaglio di occasioni, più o meno ampio, a disposizione di ciascuno, costituito dal reticolo sociale primario, innanzitutto, e poi dalle reti secondarie, come mediatori di risorse e di occasioni4, si coniuga con le capacità personali, definite da Sen come la possibilità di
funzionamenti, composti di stati di essere e di fare... I funzionamenti rilevanti possono variare da cose elementari come essere adeguatamente nutriti, essere in buona salute, etc., ad acquisizioni più complesse come essere felice, avere rispetto di sé, prendere parte alla vita della comunità (Sen 1992, 63-64).

Le possibilità di funzionamento devono essere congiunte con la capacità di funzionare, altrimenti la disponibilità di risorse (materiali, relazionali, di accesso) non è sufficiente per originare l’azione:
strettamente legata alla definizione di funzionamento è quella di capacità di funzionare. Essa rappresenta le varie combinazioni di funzionamenti, e riflette la libertà dell’individuo di condurre un certo tipo di vita piuttosto che un altro (ivi).

Sen definisce "capacitazioni" (capabilities) l’insieme delle risorse relazionali di cui una persona dispone, congiunto con le sue capacità di fruirne e quindi di impiegarlo operativamente; nella letteratura viene spesso anche indicato con il concetto di capitale sociale, come sintesi degli aspetti materiali e immateriali della relazione tra persona e contesto, anche se tale definizione non è certo univoca e appare ancora necessario uno sforzo di distinzione e formalizzazione5.
Quando ci si trova a vivere condizioni o eventi spiazzanti, inediti e critici, questi spesso si accompagnano al collasso del capitale sociale, nel senso dello "smagliamento" del reticolo sociale e quindi alla perdita di relazioni, con conseguente riduzione del sostegno sociale, delle proprie capacità (delle proprie capabilities, secondo Sen) e della propria competenza ad agire.

Martha Nussbaum si approssima a una definizione di quanto descritto che, rispetto al punto di vista di Sen circa i funzionamenti, mi sembra più ricca, per quanto ancora suscettibile di approfondimento. L’autrice individua tre tipi di capacità: quelle fondamentali, quelle interne e quelle combinate; ma, per comprendere il suo pensiero, è utile sottolineare che ella parte dalla centralità della persona e da ciò che può fare (ovvero in quanto competente per l’azione), rispetto ad altri approcci che partono dalle preferenze o dai diritti:
Sul rapporto tra diritti e capacità siamo in moderato disaccordo (con Sen), per via di un più ampio dissenso che non è pertinente a questo progetto. Sen, che difende una complessa forma di consequenzialismo non utilitario, ha criticato il punto di vista secondo cui i diritti dovrebbero essere intesi come fonte di costrizioni collaterali. Io sostengo una diversa versione di quel punto di vista, mettendo le capacità centrali al posto dei diritti: non si possono violare le capacità centrali per perseguire altri tipi di vantaggi sociali (Nussbaum 2002, 29).

Nussbaum considera centrali le capacità (intese come ciò che le persone possono essere messe in grado di fare e non come meri funzionamenti), su cui ella fonda i diritti, e non le preferenze e tanto meno i bisogni. Ogni persona deve essere messa in grado di esplicitare il proprio ventaglio di competenze, per quanto residuali, così affermando il principio della capacità individuale (e individualizzata) e della persona intesa come fine, unica e unico arbitro circa i propri bisogni e non ridotta a mero numero di un ragionamento statistico:
Sosterrò che il miglior approccio a questa idea di minimo sociale fondamentale è fornito da un atteggiamento che si concentra sulle capacità umane, vale a dire su ciò che le persone sono realmente in grado di fare e di essere, avendo come modello l’idea intuitiva di una vita che sia degna della dignità di un essere umano (ibidem, 19).



A cura di:
Luigi Colaianni
Creation date : 2007-11-13 - Last updated : 2009-12-18

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