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La valutazione dei programmi formativi

Quando si parla di valutazione dei risultati di un evento formativo ci si riferisce in particolare all’attività di ricerca e di individuazione dei cambiamenti intervenuti nei partecipanti ad un corso di formazione dal momento della conclusione di tale esperienza e che possono essere ritenuti come effetti ovvero come risultati del corso stesso (Ongaro F., 1990). In altre parole, la valutazione dei risultati viene ad identificarsi con il momento in cui il formatore tenta di dare una risposta a tre tipi di domande logicamente conseguenti (Quaglino G.P., 1979 e 1998):

  1. In che cosa sono cambiati i partecipanti al corso a conclusione di tale esperienza formativa?
  2. Quanto di questo cambiamento (o non-cambiamento) è il risultato della loro partecipazione al corso?
  3. Quanto è stato efficace il corso in rapporto alla realizzazione degli obiettivi di cambiamento perseguiti?

In letteratura si trovano per la verità definizioni della valutazione piuttosto eterogenee, che trovano elementi comuni nella distinzione dei due concetti di controllo e valutazione dei risultati (Quaglino G.P., 1985b e 1998). D’altro canto con il termine “controllo” si viene a designare l’intera attività di gestione dell’intervento formativo attuata mediante una molteplicità di azioni in ciascuna delle singole tappe che compongono il processo, tra le quali evidentemente è compresa anche la valutazione, e di retroazioni sulle tappe precedenti.

La relazione tra valutazione e controllo è la stessa che passa tra azione ed obiettivo: lo scopo della valutazione è il controllo (Hamblin A.C., 1974).

Ma se è vero che la valutazione ha per obiettivo il controllo, essa è solo una delle azioni di controllo che possono essere effettuate, ed è l’unica azione di controllo che trova un suo spazio definito all’interno del processo formativo. Per meglio chiarire questo punto facciamo ancora riferimento ad Hamblin: un programma di formazione ben controllato è quello nel quale incertezze e insuccessi sono scoperti e corretti con informazioni di ritorno (feedback) positive (Hamblin A.C., 1974).

Il termine valutazione rimanda di per sé ad un campo di problemi attinenti la misurazione di un fatto o fenomeno, o per meglio dire delle caratteristiche di un certo ordine di fatti o fenomeni attinenti l’attribuzione di un giudizio, l’assegnazione di un valore. Tutto ciò, se possibile, in una dimensione di quantificazione. Sono in gioco problemi tecnici di strumenti e di metri di giudizio, di procedure e di impianti per effettuare misure. Ma anche, come si è visto nel paragrafo dedicato all’analisi dei bisogni, complessi problemi relazionali tra chi valuta e chi è oggetto di valutazione. Il termine valutazione non contiene perciò solo ed esclusivamente aspetti tecnici del misurare, bensì anche aspetti relazionali.

Quaglino propone una definizione di valutazione dei risultati in base alla quale essa è un’attività di ricerca che ha l’obiettivo di misurare il soddisfacimento dei bisogni di formazione, opportunamente rilevati, a seguito dell’intervento formativo realizzato (Quaglino G.P., 1998).

In letteratura viene inoltre proposta la contrapposizione di due tesi: la centralità della performance come oggetto formativo e la focalizzazione sul processo di formazione come componente evolutiva legata a fattori prevalentemente psicologici, identità e sviluppo del sé, e psicosociali, costruzione della relazione con l’altro nell’evoluzione della vita del gruppo (Alessandrini G., 2001a).

Verosimilmente un processo di lettura orientato alla complessità del fare formazione (e quindi valutazione) che tenga conto delle molteplici sfaccettature insite nel percorso valutativo pare essere maggiormente coerente con gli intenti della valutazione stessa.

Di particolare interesse, a tale proposito, sembrano essere le prospettive proposte dal modello sistemico (elaborato per la prima volta da Warr P.B. nel 1970) e le considerazioni di Easterby-Smith (Easterby-Smith M., 1986).

Warr definisce il processo valutativo come la raccolta e la valutazione sistematica di informazioni per le decisioni in merito all’utilizzo ottimale delle risorse formative disponibili al fine di raggiungere gli obiettivi organizzativi. Il processo di valutazione diventa così caratterizzato da continuità e da parallelismo con il processo formativo, come meccanismo di controllo basato su numerose catene tipiche del paradigma concettuale sistemico: azione-feedback-decisione-azione.
I quattro tipi di valutazione proposti da Warr sono:

Questo modello evidenzia la presenza di meccanismi di controllo continui (feedback loops) che costituiscono l’ossatura del processo di valutazione, inteso in senso dinamico e parallelo al processo di formazione.

Easterby-Smith indirizza invece l’attenzione verso cinque aree (Easterby-Smith M., 1986):

Ex-ante:
In itinere:
Ex-post:

A cura di:
Paolo Pajer
Creation date : 2007-12-15 - Last updated : 2010-03-10

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